RISORGIMENTO ITALIANO E L’INDIPENDENZA DELLA SERBIA


Il Risorgimento italiano, non fu solamente un episodio strettamente legato alle vicende del popolo italiano ma, rappresentò un fenomeno che influenzò anche la lotta di indipendenza di altri popoli alla ricerca di una Patria. Tra queste, un posto particolare merita la storia della  causa indipendentista della Serbia. Tra il 1800 e il 1918 numerosi furono i momenti nei quali i due movimenti di indipendenza ebbero occasione di entrare in contatto. Infatti, nell'arco di questo periodo temporale, che corrisponde, in storiografia ad una concezione lunga di risorgimento, numerose furono le attestazioni di interesse che i pensatori e gli uomini d'azione del risorgimento italiano fecero nei confronti della causa nazionale serba. Contemporaneamente, i fatti che accadevano in Italia furono oggetto di ammirazione e attenta analisi da parte dei patrioti Serbi. Questa situazione non interessò solamente i pensatori ma, anche e soprattutto, gli uomini di cultura. Infatti, questo rapporto tra la causa nazionale italiana e quella serba avvenne grazie all'opera di personaggi come Nicolò Tommaseo, Francesco Dall'Ongaro, Vuk Stefanovic Karadzic, Medo Pucic e , più tardi , anche Gabriele d’Annunzio. Nel 1844, mentre in Italia, la carboneria intensificava la propria presenza sul territorio e si compivano i primi tentativi insurrezionali, in Serbia, sotto il Principe Alexander Karadjordjevic (1842-1858) venivano gettate le basi per la realizzazione di un primo programma di rinascita nazionale, che direttamente ed indirettamente trovava proprio nel pensiero mazziniano le sue basi ideologiche. Autore del "programma nazionale serbo" fu il Ministro degli esteri del principato, Ilija Garasanin, uomo di profonda cultura e conoscitore stimato dei principali pensatori liberali del nostro Paese.Questo "programma" non prevedeva solamente delle riforme, in senso liberale e costituzionale, dello Stato ma tendeva anche, in un primo tempo, alla creazione di una grande nazione, che partendo dalla Serbia, avrebbe dovuto riunire, ricalcando indirettamente le aspettative panslave e europeiste di cui Mazzini era convinto assertore..Questa grande patria dei popoli slavi, avrebbe dovuto costituire una sorta di "cuscinetto" tra l'Impero d'Austria e la Russia. Tale progetto, fortemente sostenuto anche negli ambienti del nazionalismo Polacco, non trovò subito d'accordo il Ministro Garasanin, soprattutto perché non era immaginabile, nel breve termine il crollo dell'Impero d'Austria e soprattutto occorreva tenere presente il ruolo della Russia nella regione balcanica. Garasanin, era fortemente convinto che il movimento nazionale serbo, avrebbe, nel lungo periodo portato alla creazione, di una nazione degli Slavi del Sud, che avrebbe ricompreso gli Sloveni, i Bosniaci, i Montenegrini, I Croati e le minoranze serbe presenti nell'impero ottomano e austriaco.  Nell'attesa che anche le altre componenti slave avessero dato vita a movimenti autonomistici, la Serbia, avrebbe dovuto iniziare un serio programma di ammodernamento dello Stato, della burocrazia e delle forze armate, al contempo era necessario attivare una politica estera tesa a sensibilizzare l'opinione pubblica europea sulla situazione dei Balcani cercando alleanze, in quelle nazioni che non potevano avere interessi nell'area.Sorprende, come l'operato di Garasanin fosse, nei termini generali simile all'azione di Cavour nel piccolo Stato Piemontese. Il paragone, non è improprio. Infatti, proprio Garasanin dichiarò più volte che la Serbia, oltre che essere la "sentinella dell'Oriente" dell'Europa era il "Piemonte" dei Balcani che poteva fare per gli slavi del Sud, quello che il piccolo stato sardo stava  facendo per la causa nazionale italiana.Questo breve ricordo del Ministro Garasanin , testimoniano i profondi legami culturali e storici che legano la Serbia all’Italia e della vocazione universale del Risorgimento italiano.

Dott Marco Baratto