TESTO DELL'INTERVENTO PRONUNICIATO NEL CORSO DEL CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO INDETTO DAL COMUNE DI LODIVECCHIO PER CELEBRARE I 150 ANNI DELL'UNITA' NAZIONALE

Egregio Signor Sindaco,
Cittadine e Cittadini di Lodivecchio,

nella mia veste di commissario straordinario per il Lodigiano dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano , è per me un onore prendere la parola, nel vostro Comune, in occasione del consiglio straordinario per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia.

Concentrare il Risorgimento solamente negli anni che vanno dal 1815 al 1861 è riduttivo,  le condizioni che portarono il popolo italiano a desiderare l’unità nazionale  vanno ricercate più indietro e precisamente con la prima campagna d’Italia di Napoleone nel 1796 ( e Lodi fu protagonista della celebre Battaglia del Ponte del 10 Maggio 1796) quando giungono in Italia e si impongono le idee della Rivoluzione, le idee di Libertà, Eguaglianza e Fratellanza.

 In quel 1796 cosi ricco di avvenimenti e battaglie nascono le Repubbliche Giacobine, il Tricolore e la coscienza di cercare un destino comune per un popolo che si sentiva unito culturalmente ma diviso politicamente.

Nel 1797 viene indeddo un concorso dal titolo “Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità d’Italia" e in quel concorso, leggendo gli elaborati presenti dai vari studiosi si ritrovano tutte le idee che saranno proprie del risorgimento, dalla federazione di stati, alla repubblica unitaria, alla monarchia. Ma tutti con unico elemento comune il desiderio di dare unità alla penisola italiana.
Quindi le condizioni e le idee di Risorgimento e unità vengono da lontano e sono sintetizzate in modo magnifico dalle parole di Mazzini che soleva ripetere che lo spirito del unità nazionale andava ricercato nella volontà di un popolo che “anelava ma non era ancora Nazione”

 La caduta di Napoleone, avvenuta sul campo di battaglia di Waterloo, e il tentativo maldestro della restaurazione , di frenare i desideri dei popoli che nel corso del periodo tra il 1789 e il 1815 avevano preso coscienza permisero tra il 1821 (con i primi moti costituzionali) e il 1918 (data della IV guerra d’indipendenza ) di portare a termine il sogno di un’Italia, libera, una ed indipendente.

Il fatto di trovarmi oggi, a parlare di Risorgimento e di Unità nazionale, in un assemblea municipale, nel posto dove ,  si svolge e si costruisce il processo democratico di una comunità locale, , non posso che ricordare come uno dei grandi pensatori del nostro Risorgimento , Giuseppe Mazzini , affidava ai Comuni un ruolo centrale nella costruzione della Nazione.

Infatti, nel celebre saggio “Dell’Unità Italiana” scritto pochi mesi prima della proclamazione del Regno d’Italia, il grande genovese sottolieava non solo la necessità di un avvenire repubblicano per la nostra penisola ma, come la Repubblica da lui fortemente voluta trovava nei comuni , nelle provincie e nelle regioni, gli organi per l’esercizio di quelle funzioni necessarie alla vita dei cittadini.

In particolare sosteneva che “ I Comuni formano i cittadini alla Patria, La Patria forma cittadini per l’Umanità”. Principi di grande attualità e che erano già presenti nell’articolo 5 della Costituzione della Repubblica Romana del 1849 dove si sanciva l’indipendenza assoluto ( e oggi potremmo di autonomia) dei Municipi nel rispetto delle leggi dello Stato.

La corrente repubblicana del risorgimento era di fatto uscita sconfitta in quel lontano 1861, ma questo non fece mai mancare sia a Mazzini sia a Cattaneo, di cui quest’anno ricorrono i 210 anni dalla nascita e che in questo modo voglio farne doverosa memoria, la volontà e l’ardimento di ritornare sulla necessità di far comprendere come la Repubblica poteva essere la vera soluzione per risolvere le tante divisioni che gli italiani avevano dovuto patire nel periodo compreso tra il 1815 e il 1861.

L’ideale repubblicano , arrivato in Italia negli zaini dei soldati del Generale Buonaparte, in una primavera del 1796, e rinfocolato dal “pensiero e dall’azione” di uomini con Garibaldi, Mazzini e Cattaneo non era del tutto sconfitto, anzi i problemi sempre più pressanti a cui dovette fare fronte il nuovo Regno d’Italia mantennero viva la fiamma dell’ideale . Un ideale che avrebbe visto la luce , quel 2 Giugno del 1946 con la nascita della Repubblica Italiana.


Noi oggi, siamo coscienti della solennità di questa giornata, e ancora di più dobbiamo esserlo nelle giornate che seguiranno. Dobbiamo essere fieri di essere italiani, eredi di un Risorgimento che non fu ma “esclusivo” ma anzi di un movimento nazionale che seppe attirasi le simpatie e l’aiuto di tutti i popoli europei e per questo da domani e nei giorni che seguiranno cerchiamo di condividere la scope rata e la (ris)coperta di questo meraviglioso momento storico che fu la nostra Unità con tutti coloro che vorranno essere parti della nostra società. L’amore per la Patria, deve servire ad unire non a costruire barriere. Il nostro Risorgimento fu fatto, come sosteneva Mazzini, in nome di dell’Umanità . Bene in nome di questa Umanità teniamo alta nella vita di ogni giorno i sacri valori di Libertà, Eguglianza e Fratellenza.


Dott. Marco Baratto
Lodivecchio, 17 Marzo 2011